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FONTANA DI TREVI



Agrippa con l'acquedotto Vergine portò l'acqua fino al Pantheon e alle sue terme. In età medievale più volte è interrotto il flusso e i continui restauri o riadattamenti delle condutture a malapena riescono a far attivare l'acqua fino a Trevi. Sotto Niccolò V° (1447 - 1455) c'è un restauro dell'acquedotto e l'acqua sgorga di nuovo in una grande vasca con tre bocche di notevole portata. Dopo il grande restauro di Pio Ghislieri nel 1570 la fontana è collocata sopra il lato opposto a quello attuale. Sotto Urbano VII° Barberini (1623 - 1642) si verificò una prima trasformazione fondamentale: Gian Lorenzo Bernini progettò grave una grande mostra d'acqua, collocata dov'è oggi, ma la costruzione è prima interrotta per mancanza di soldi, poi è travolta insieme alle fortune dei Barberini. Innocenzo XXII° Conti (1721- 1724) allargò la proprietà di famiglia fino alla piazza di Trevi; così il vecchio palazzo Poli (i Conti erano duchi di Poli) incorpora vari edifici minori e si affaccia dietro alla fontana incompiuta. Clemente XII° Corsini nel 1731 riprende l'iniziativa per una grande mostra d'acqua e bandisce un grande concorso mettendo a disposizione come fondale l'intera facciata di palazzo Poli. I duchi di Poli protestano, ma sono una vecchia famiglia pontificia e capiscono che di fronte alla volontà del papa dovranno cedere. Dal 1732 Nicola Salvi imposta la nuova mostra d'acqua, sulla base di un progetto, che risente di influenze barocche, specie berniniane. Salvi fonda architettura e scultura per esprimere la storia dell'Acqua Vergine; nel progetto la parte architettonica e quella scultorea sono equivalenti, perché, nel continuo gioco dell'animazione e dell'illusione, entrambe debbono rendere l'allegoria della transitorietà. La fontana è inaugurata una prima volta nel 1735 dal suo committente, Clemente XII°, quando i lavori sono ancora in corso. Nel 1740 i lavori sono interrotti e riprendono dopo due anni. Benedetto XIV° Lambertini nel 1744 pretende una seconda inaugurazione fittizia. I lavori proseguono e nel 1747 c'è una prima fase di completamento con statue e rocce posticce; così il cantiere prosegue anche dopo la morte del Salvi (1751) sotto la guida di Giuseppe Panini che conclude i lavori nel 1762, sotto Clemente XIII° Rezzonico. Per oltre un trentennio, oltre al Salvi e al Panini, nel cantiere della fontana lavorano almeno dieci scultori, da Maini a Bracci e compagni. Per merito del progettista, degli esecutori e dei committenti la fontana di Trevi diventa una scenografia e simbolo fondamentale della Roma papale.

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