TRASTEVERE
Fino ai tempi di Augusto questa zona era rimasta al di fuori della città vera e propria; soltanto dalla fine dell'età repubblicana, il Trastevere si andò coprendo di edifici utilitari e di case d'abitazione, quest'ultime destinate ai lavoratori e ai piccoli commercianti, attirati dall'attività economica del fiume e delle vicine installazioni. Già in età imperiale, il rione si trasformò in un immenso quartiere: l'abitavano vasai, operai delle manifatture del cuoio, dell'avorio, ebanisti, mugnai dei molini ad acqua sul Tevere, facchini degli infiniti magazzini e depositi, fornaciai delle fabbriche di laterizi dei Monti Vaticani, attive fino a pochi anni fa. La viabilità della riva destra del Tevere era basata su due strade assai antiche, in origine extraurbane, che si dirigevano al ponte primitivo, il Sublicio: lo sbocco del ponte si trovava immediatamente a valle di quello del più tardo Ponte Emilio (l'odierno Ponte Rotto). A partire da questo punto divergevano la via Campana verso sud e la via Aurelia verso ovest. La prima si dirigeva primitivamente verso le saline, alle foci del Tevere e costituì più tardi il primo tratto della via Portuensis. Assai meglio riconoscibile è il percorso della via Aurelia, aperta nel III secolo a.C.. La strada corrisponde esattamente al tracciato attuale di via della Lungaretta che si può seguire fino a piazza S.Maria in Trastevere: da qui saliva sul Gianicolo ed usciva dalla Porta Aurelia. Il rione conservò nei secoli le caratteristiche delle origini, cioè un aspetto e un carattere di povertà e di provvisorietà che lo distinguevano dal resto della città e che ne improntavano anche le costruzioni e la struttura viaria: un ammasso disordinato di case e casupole distribuite in un groviglio di vie e viuzze orientate sul Tevere e nel mezzo le primitive chiese di S.Maria in Trastevere e di S.Crisogono che svettavano su tutte le altre costruzioni. Il rione si trasformò agli inizi del Cinquecento con l'apertura, ad opera di Giulio II, di due grandi assi viari: uno corrispondente alle attuali via della Lungara-via della Scala e l'altro a via della Lungaretta; in pratica, un rettilineo che collegava il Vaticano da Porta S.Spirito fino al cuore della città, il Campidoglio e il Palatino. S.Maria in Trastevere, su cui convergevano le due strade, divenne il cuore del rione e questo carattere si accentuò ulteriormente un secolo dopo, quando Paolo V aprì un terzo asse viario per congiungere la suddetta chiesa con quella di S.Francesco a Ripa (attuale via di S.Francesco a Ripa). Queste vie furono aperte in un rione popolare e mantennero intatto questo carattere anche nei secoli successivi: non vi risedettero cardinali, non vi sorsero chiese sontuose né furono creati palazzi della grande aristocrazia papalina ma di una più modesta nobiltà cittadina. Per due secoli e mezzo Trastevere si sviluppò sulla base di questa struttura urbanistica: dalla pianta di Roma di G.B.Nolli del 1748 appariva evidente, infatti, che il rione aveva maturato, sulla tripartizione viaria, un equilibrio, un'unità, un'armonia nel disporsi che saranno sconvolti soltanto dopo il 1870, allorché si diede il via ad un nuovo assetto urbanistico. L'insufficienza finanziaria e le lungaggini burocratiche evitarono, fortunatamente, che la cultura cisalpina di quei decenni distruggesse del tutto la zona. L'intervento più importante fu, nel 1886, l'apertura del viale del Re, poi viale del Lavoro e infine viale Trastevere, per congiungere, attraverso un nuovo ponte (ossia ponte Garibaldi, aperto due anni dopo), via Arenula con la stazione ferroviaria che doveva essere il terminale dei collegamenti con il nord lungo il Tirreno. Ma il viale non fece in tempo ad essere ultimato che la stazione, che si affaccia su piazza Ippolito Nievo con il suo tradizionale orologio, era già stata declassata, per il traffico passeggeri, a favore di Roma Termini: rimase adibita allo smistamento merci fino agli anni Trenta allorché perse anche questa funzione. Oggi vi ha sede l'Istituto Sperimentale delle FS, mentre la stazione di Roma-Trastevere ora funzionante si trova alla fine del viale. Pur se risparmiato dai più ambiziosi progetti che colpirono pesantemente altri rioni della città, Trastevere uscì stravolto dalla costruzione di questo viale, che da solo alterò l'intero orientamento della zona e la divise in due parti che non si sarebbero mai più saldate: le due vie sopra menzionate della Lungaretta e di S.Francesco a Ripa persero, con l'unità e la continuità, anche la funzionalità per cui erano state concepite.